LIBERAZIONE - 3 OTTOBRE 2004

La battaglia dei "nativi europei"

La Bretagna da 13 anni è in lotta per difendere i luoghi sacri della propria identità

A Carnac, in Bretagna, una battaglia si sta consumando ormai da più di tredici anni. Da quando cioè lo stato francese ha deciso di recintare il luogo megalitico più vasto e famoso del mondo, togliendolo di fatto all'utilizzo dei suoi maggiori frequentatori, i bretoni di Carnac.
I grandi megaliti di Carnac, detti menhir, sono migliaia, la maggior parte allineati in lunghi filari che si estendono per chilometri, formando un patrimonio che costituisce l'eredità di un passato lontano migliaia di anni, patrimonio già a suo tempo adottato dai druidi preistorici che lo ricevettero da un popolo sconosciuto, e ai giorni nostri conservato gelosamente da coloro che vantano una tradizione antica, e che non si sentono francesi, ma orgogliosamente "bretoni".
La Bretagna è un luogo molto particolare: testimonianze archeologiche di un lontano passato si mescolano alla bellezza selvaggia della natura; gli abitanti trasmettono calore e ospitalità; antichi riti pagani si incontrano irrazionalmente con i culti cristiani. La musica bretone condisce il tutto con la sua guerresca e poetica melodia.
Il sito megalitico di Carnac è uno dei più importanti del mondo: migliaia di menhir di dimensioni imponenti, eretti qualche migliaio di anni fa, si allineano per chilometri, indisturbati dal tempo e dai visitatori. Gli abitanti di Carnac considerano quel luogo un riferimentio importante e vitale: vi celebrano matrimoni, battesimi, funerali, mescolando riti pagani e riti cristiani; luogo di incontro e di passeggiate a contatto con la natura e con la testimonianza irreale di un culto arcaico. E in effetti l'aria che si respira in Bretagna è irreale e onirica...
Ma dopo essere stati per migliaia di anni il riferimento spirituale e culturale degli abitanti della zona, nel 1991 il governo francese ha deciso che il sito megalitico doveva essere recintato e tolto all'utilizzo di chi lo aveva frequentato da secoli. Questo, con il dubbio pretesto di un'opera di conservazione e restauro. Ma non solo: la "repressione" del governo è arrivata al punto di tentare di espropriare ai suoi abitanti le cascine situate nella zona, per sviluppare un progetto che prevedeva la costruzione di un mega stabilimento turistico, con tanto di supermercati, ristoranti, trenini per i turisti. Il progetto veniva chiamato, ironicamente, "Menhirland".
Gli abitanti di Carnac, che per loro natura sono un popolo tutt'altro che mite, hanno reagito con una protesta divenuta sempre più dura con il passare del tempo. Si sono aggregati, hanno promosso petizioni, hanno fatto sit-in di protesta, occupazioni del sito megalitico, si sono fatti ricevere dalle prefetture interessate.
Per gli abitanti di Carnac, e per i bretoni in genere, il sito megalitico degli "alignements" di menhir costituisce un riferimento spirituale e culturale. Da secoli gli abitanti erano abituati a celebrare in mezzo ai menhir tutte le loro cerimonie principali, le assemblee cittadine venivano convocate lì, tra i menhir, e così pure le manifestazioni culturali, artistiche, religiose.
Per i bretoni le grandi pietre megalitiche sono presenze vive, non reperti da conservare in un museo. Le pietre erette fanno parte della loro storia e del loro scenario naturale, sono amate e rispettate, sono considerate elementi protettivi e terapeutici. Depositarie di un mistero che le rende ancora più degne di rispetto. Immaginiamo quindi come questo esproprio possa essere visto come una vera e propria profanazione. In questi tredici anni non sono stati pochi gli scontri con la polizia, uno dei quali, particolarmente violento, è avvenuto nell'ottobre 2002 davanti al Municipio di Carnac, dove un centinaio di cittadini manifestava pacificamente, ma è stato caricato senza motivo dai gendarmi. Ne è seguito uno scontro acceso, e alcuni manifestanti sono rimasti feriti gravemente. La manifestazione era in risposta di uno sgombro appena avvenuto al sito del Kermario, dove il Collettivo Holl a Gevred (che in bretone significa "tutti insieme") aveva occupato il sito per 41 giorni, per protestare contro la recinzione dei menhir.
Il maggior movimento di protesta è l'associazione Menhirs Libres guidato da Céline Mary, una combattiva donna bretone che guida la protesta seguita dalla maggior parte dei cittadini di Carnac e sostenuta dalla stragrande maggioranza dei bretoni. La lotta di Céline Mary è supportata da centinaia di persone che non si stancano di promuovere petizioni, organizzare banchetti, protestare presso le autorità. Dice Cèline Mary: "Questo luogo è sempre stato abitato ed ora lo Stato vuole trasformarlo in un museo. Questo significa togliergli la vita, spogliarlo di tutto. I menhir sono sempre stati un luogo di vita e devono continuare ad esserlo per sempre".
La Ecospirituality Foundation di Torino si è presa l'impegno di aiutare gli abitanti di Carnac a difendere il loro luogo sacro. Ha stabilito un accordo con l'associazione Menhirs Libres per dare un contributo alla difesa dei menhir di Carnac e condurre insieme la protesta. Per far sì che la battaglia di Carnac non rimanga isolata, Giancarlo Barbadoro, insieme a chi scrive, ha portato il caso davanti all'Assemblea dell'ONU, presso la Commissione per i Diritti Umani di Ginevra, affinchè la lotta di Carnac venga conosciuta e diffusa come caso emblematico di una violazione dei diritti di un popolo che da sempre lotta per conservare le sue radici culturali e per la sopravvivenza della sua identità.
Il "caso", da nazionale è così diventato internazionale ed è stato esportato fuori da un contesto prettamente locale. Sono state fatte conferenze, è stato realizzato un video che documenta la protesta, se ne è parlato sui giornali europei. Nel marzo 2003, forse a seguito delle dimensioni che la protesta aveva assunto, finalmente un cenno positivo: a seguito di una visita a Carnac del Ministro francese della Cultura, il progetto in atto veniva sospeso per stabilirne uno nuovo, ancora da stilare. Una prima vittoria che tuttavia non ha eliminato le griglie intorno ai menhir e che non ha fatto distendere i bretoni, convinti che la battaglia sia ancora tutta da giocare.
La Ecospirituality Foundation da anni sostiene i diritti dei Popoli indigeni in collaborazione con le Nazioni Unite, e in particolare la battaglia degli Apache per la difesa della loro montagna sacra, Mount Graham. Ora il contatto con la realtà locale dei bretoni di Carnac ci mette a confronto con un altro caso emblematico di violazione dei diritti religiosi di un popolo, una violazione che questa volta non coinvolge Nativi americani ma Nativi europei. Il fatto avviene in Europa, ma mostra delle straordinarie analogie con il caso degli Apache. Anche questo è un popolo che da sempre lotta per conservare le sue radici culturali e per la sopravvivenza della sua identità tradizionale.
Non si spiega la persecuzione che il governo francese sta attuando nei confronti degli abitanti di Carnac, non si spiega il motivo per cui la loro protesta rimanga così inascoltata.
Dall'altra parte della barricata, l'accanimento con cui i bretoni difendono il loro massimo luogo sacro, rivendicandone la loro libera frequentazione, rivela la loro determinazione nel voler conservare la loro cultura e la loro identità.
Aiutiamoli a dare visibilità alla loro protesta.

Rosalba Nattero